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La via della Minerva scende in piazza della Rotonda, ove s’innalza il Pantheon uno dei più augusti e grandiosi e il meglio conservato degli edifici di Roma antica giunti fino a noi. Lo fece costruire nel 27 a.C. Marco Agrippa console per la terza volta (come dice l’iscrizione latina, appartenente però al rifacimento adrianeo, sul fronte del portico), che lo dedicò probabilmente ai sette dei planetari (il nome significa "santissimo" e non "tutti gli dei"). Danneggiato da un incendio nell’80, fu restaurato da Domiziano; ancora danneggiato al tempo di Traiano, fu completamente rifatto da Adriano, poi restaurato da Settimio Severo e Caracalla (vedi iscrizione a caratteri piccoli sul frontone, sotto quella di Agrippa). Chiuso dai primi imperatori cristiani, saccheggiato dai barbari, fu dedicato da Bonifacio IV (609) alla Madonna e a tutti i Martiri (Santa Maria ad martyres); spogliato delle tegole di bronzo dorato dall’imperatore Costante II (663), ebbe un tetto di piombo da Gregorio III (735). Fu considerato durante il medioevo come uno dei gioielli e dei simboli della città, e tuttavia adoperato talora come fortilizio nelle lotte cittadine. All’inizio del Rinascimento ebbe parecchi restauri: sotto Alessandro VII il Bernini eresse 2 campanili sul pronao (le orecchie d’asino), abbattuti nel 1893. Urbano VIII Barberini tolse la travatura bronzea del portico (quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini, disse Pasquino) per farne il baldacchino di S. Pietro e i cannoni di Castel S. Angelo. Clemente IX circondò il pronao con una cancellata di ferro (1668); Pio IX procedette oltreché a restauri (fu rinnovato il pavimento), a lavori di isolamento, proseguiti, insieme ad altri di scavo, dal governo italiano. Vi furono seppelliti i primi due Re d’Italia Vittorio Emanuele II e Umberto I con la Regina Margherita. L’edificio consta di un grande corpo cilindrico, la cella, e di un pronao. E’ costruito in mattoni, con potenti archi di scarico nell’interno dei muri p...
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