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La via di Caravita porta in piazza S. Ignazio chiusa scenograficamente a destra da palazzi settecenteschi (architetto F. Raguzzini), dominata a sinistra dalla Chiesa di S. Ignazio di Lojola (fondatore dell’Ordine dei Padri Gesuiti), eretta su disegno del gesuita Orazio Grassi, in base ai progetti del Domenichino, a spese del cardinale Ludovisi nipote di Gregorio XV (1626-1685). L’altissima facciata barocca a 2 ordini, con nicchie, lesene e grandi volute in alto, è di Alessandro Algardi. Interno a croce latina, a 3 navate. Per l’ampiezza straordinaria della navata centrale, che si estende liberamente fino all’abside, il grigio chiaro dei pilastri, il rosa delle colonne e il luccicare dei marmi, da l’impressione di una splendida sala per le feste e ricevimenti; le navate laterali, anch’esse prolungantisi fino in fondo, sono divise in cappelle. Portarsi sul dischetto a metà della navata mediana per osservare i grandi affreschi della volta: Ingresso di S. Ignazio in Paradiso e, sotto ai lati, le Quattro Parti del Mondo, capolavori di prospettiva del padre Andrea Pozzi; dello stesso sono la finta cupola con peducci, i disegni dei due altari del transetto e le pitture della tribuna. Transetto: alle estremità due altari preceduti da balaustre ornate di coppie di angeli e fiancheggiati da grandi colonne tortili di verde antico, a fiorami di bronzo dorato. Sull’altare di destra, bassorilievi di P. Legros: Gloria di S. Luigi Gonzaga, le cui reliquie si trovano sotto l’alare, in un’urna di lapislazzuli. Sull’altare di sinistra, Annunciazione, bassorilievo di F. Valle; sotto l’altare reliquie di S. Giovanni Berhmans. Nella cappella dell’abside, monumento di Gregorio XV (il papa santificatore di S. Ignazio) e del cardinale Ludovisi, di P. Legros (le due statue della Fede e della Fama sono di Stefano Monnot; le Virtù, di Camillo Rusconi). A destra della cappella una lunga scala a chiocciola sale alle stanze dove visse S. Luigi Gonzaga.
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