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In via del Velabro, che ricorda il Velabrum, la palude fluviale ove Faustolo avrebbe trovato Romolo e Remo, addossato alla chiesa di S. Giorgio in Velabro, a sinistra, il piccolo ma elegante Arco degli Argentari (cambiavalute), eretto in onore di Settimio Severo e Giulia Domna, rappresentati nei rilievi in atto di sacrificare. Di fronte alla coppia imperiale, si vede l’effigie di Caracalla, mentre l’effigie e il nome di Geta furono abrasi dopo la sua uccisione per mano di Caracalla. Gli altri rilievi, con scene di culto, ecc., sono interessanti per la storia del costume; tutta la sovrabbondante decorazione è tipica dell’arte romana imbarocchita al principio del sec. III. Di fronte all’Arco si vede scorrere sotto le arcate antiche la Cloaca Massima, che scendeva dall’Argiletum (tra l’Esquilino e il Quirinale) e traversava il Foro raccogliendo le acque defluenti dalle alture circostanti per convogliarle al Tevere (ancor oggi se ne vede lo sbocco, a valle dell’antico pons Aemilius, detto « ponte rotto », che risale al 179 a. C.). La tradizione ne attribuisce la costruzione all’epoca dei re; ma solo la sua arginatura può risalire a quell’epoca; la volta a tutto sesto, di blocchi di tufo a contrasto, non è anteriore al II secolo avanti Cristo. A sinistra dell’Arco deg]i Argentari, prendendo la via di S. Giovanni Decollato, si giunge alla chiesa di S. Giovanni Decollato, costruita nel secolo XVI e già notissima perché appartenente alla Confraternita fiorentina di S. Giovanni, che era incaricata dell’assistenza ai condannati a morte e aveva il privilegio di liberarne uno ogni anno, con solenne cerimonia; tra i suoi membri annoverò anche Michelangelo. L’INTERNO elegante, a una navata, è tutto ricoperto da stucchi e pitture (1580-90). 3° altare destro, Visitazione, del Pomarancio; altare maggiore, Decollazione di S. Giovanni, di Giorgio Vasari. Nell’Oratorio, serie di affreschi di Iacopino del Conte e del Salviati. Nella cosiddetta CAMERA STORICA, o...
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