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Il Borgo S. Spirito termina sul Lungotevere Vaticano: a sinistra, la via della Conciliazione, a destra il ponte Vittorio Emanuele II. Si prende di fronte il lungotevere. Subito a destra, Ponte Sant’Angelo il più bello dei ponti antichi, già detto Elio o Adriano dall’imperatore P. Elio Adriano che lo fece costruire per accesso al suo sepolcro (risalgono a questo primo ponte le tre arcate centrali). Clemente VII vi fece porre nel 1530 (sulla testata opposta al mausoleo) le statue di S. Pietro (del Lorenzetto) e di San Paolo (di P. Romano); nel 1688 furono collocate le 10 statue degli angeli, di allievi del Bernini. L’Angelo con la croce e quello con la corona sono copie degli originali del Bernini, in S. Andrea delle Fratte. Di fronte al ponte, il CASTEL SANT’ANGELO, o Mausoleo di Adriano (Hadrianeum), grandiosa costruzione eretta e probabilmente ideata da Adriano per tomba propria e dei suoi successori, eseguita dall’architetto Decriano. Iniziato nel 135 fu compiuto nel 139 da Antonino Pio. Constava di un basamento quadrato (84 m. Di lato), di una costruzione cilindrica (64 m. di diametro), di travertino e peperino, e di un tumulo di terra, di tipo etrusco, coltivato a giardino. Sugli angoli del basamento si ergevano gruppi statuari di bronzo, anche le paraste ornanti il cilindro erano probabilmente sormontate da statue. Al vertice un’ara quadrata sosteneva il coronamento, costituito a da una statua di Adriano o, più probabilmente, da una quadriga do bronzo, forse guidata da una statua dell’imperatore in figura di sole. All’interno una rampa elicoidale, tuttora esistente, e una galleria rettilinea conducevano alla cella, in cui furono deposti gli imperatori da Adriano a Settimio Severo, e i principi delle loro famiglie. Aureliano, costruite le mura nel 271 sulla riva sinistra del Tevere, interrotte, in corrispondenza del ponte Sant’Angelo, dalla Porta Aurelia Nova, fece del mausoleo una testa di ponte fortificata di là dal fiume, con un piccolo recinto turrito. La porta che si apriva in questo recinto fu detta poi Porta S. Pietro e fu unita alla Basilica Vaticana mediante la portica famosa che nel medio evo adduceva i romei alla tomba di Pietro. Teodorico fu il primo re a fare del sepolcro un carcere; esso continuò tuttavia nella sua funzione di fortezza, ed ebbe parte notevole nella guerra gotica. Cessato il dominio bizantino, stabilitosi in Roma il potere temporale del Pontefice, apertasi intorno e nella città la gara dei poteri feudali, regi e imperiali, Castel Sant’Angelo divenne un centro di lotte, passante da una mano all’altra, un rifugio ed anche un luogo di prigione e di supplizio per i soccombenti del momento. Ai suoi merli Ottone III impiccò Crescenzio, qui fu assediato da Enrico IV Gregorio VII; i Romani vi resistettero al Barbarossa, padrone della città Leonina. Il 13 dicembre 1347 alla sua prima caduta, vi si rifugia Cola di Rienzo e ne fugge; nel 1440 vi muore prigioniero il cardinale Vitelleschi, già governatore dello stato pontificio; nel 1453 vi è impiccato Stefano Porcaro, sognatore della restaurazione dell’antica repubblica; nel 1465 e nel 1468 vi sono imprigionati, accusati di congiura e di eresia, gli umanisti Platina e Pomponio Leto; nei primi anni del cinquecento vi muoiono talune vittime dei Borgia; nel 1527 Clemente VII vi si rinchiude per scampare alle soldatesche di Carlo V e poi, dopo la caduta di Firenze, vi fa perire di fame frà Benedetto da Foiano. Più tardi vi è strangolato il Cardinal Carafa, vi sono rinchiusi Vittoria Accoramboni ed il suo amante Paolo Giordano Orsini; vi sono imprigionati e processati i Cenci e Giordano Bruno; vi è decapitato Gioachino Centini accusato di aver tentato con arti magiche di far morire Urbano VIII. In più mite prigionia fu tenuto per qualche tempo il famigerato Conte Cagliostro alla fine del secolo XVIII. Durante il Risorgimento il Castello fu pure carcere politico per patrioti congiuranti contro il dominio temporale dei papi. Sotto il governo italiano fu adibito a prigione e caserma fino al 1901, anno in cui si iniziarono opere di restauto, per impulso del Generale Mariano Borgatti, cui il castello deve la sua resurrezione. Nel 1933-34 grandi lavori compiuti per volere di Mussolini hanno completato l'adattamento a Museo dell’edificio e la sistemazione della zona circostante. Oggi la mole si presenta con una cinta quadrata, in basso, chiusa dai bastioni S. Matteo (a sin.) e S. Giovanni (a destra); in mezzo, sopra il nucleo romano (riconoscibile dai grandi blocchi di travertino e peperino), il maschio cilindrico, rialzato da Benedetto IX (1033-1044); in alto, la bella cortina di Alessandro VI, coronata da beccatelli e, sopra ancora, la costruzione rinascimentale degli appartamenti papali che attraversa come una cresta il sommo dell’edificio, ornata dalla leggiadra loggia marmorea di Giulio II; in vetta, la torre e la statua dell’Angelo. L’interno ospita il Museo artistico e militare.
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