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Santi Quattro Coronati e San ClementeBack
 
Si lascia a sinistra la via di S. Stefano Rotondo, che sbocca sul Celio, e si volta a destra nella via dei Santi Quattro Coronati, che porta ad un piccolo piazzale, davanti a un tozzo edificio medioevale. Si passa sotto la torre campanaria, già torre di difesa (unico esempio a Roma di torre fortificata posta all’accesso di una abbazia), e si attraversano due cortili, fiancheggiati dalle alte mura di un antico convento, ove dimorarono papi e imperatori, tra i quali, nel 1265, Carlo d’Angiò. In fondo al secondo atrio è la chiesa dei Ss. Quattro Coronati (III-IV 22), del IV secolo, incendiata dai Normanni nell’XI, ricostruita da Pasquale II nel 1111, restaurata nel 1914. Il nome si ricollega alla tradizione del martirio di 4 soldati romani, i Ss. Severo, Severiano, Carpoforo e Vittorino, che si erano rifiutati di adorare la statua di Esculapio, e di 5 scultori di Pannonia, che non avevano voluto scolpirla. Per questo la chiesa è oggetto di particolare devozione da parte degli scalpellini e dei marmorari. Interno basilicale con matronei, diviso in 3 navate da colonne e pilastri; l’abside, di grandezza sproporzionata (visibile esternamente da via dei Querceti), risale alla chiesa primitiva, la cui navata mediana comprende tutta la chiesa attuale e il 2° cortile (ove si vedono ancora le vecchie colonne). Lo scuro soffitto ligneo del secolo XVI è il ricordo romano del cardinale Enrico di Portogallo, ultimo re della prima dinastia portoghese (m. 1580). Nella navata destra e nel muro d’ingresso, affreschi trecenteschi; nel pilastro sinistro della navata mediana, bel ciborio del XV secolo. Nel catino dell’abside, notevoli affreschi di Giovanni da S. Giovanni (1630), Storia dei Ss. Quattro Coronati e, in alto, Gloria di tutti i Santi. Sull’altare da sinistra S. Sebastiano, di Giovanni Baglioni. Dal presbiterio (di solito è aperto il passaggio di sinistra) si scende nella cripta con le arche dei quattro Santi. Dalla navata sinistra si passa nel graziosissimo chiostro, forse il più suggestivo che i marmorari abbiano lasciato a Roma (principio del secolo XIII); gli archetti posano su colonnine binate con capitelli a foglie di nenufari (detti benedettini) che sono forse il primo esempio di questo tipo;in mezzo è il labrum (cantaro, fontana per le abluzioni) di Pasquale II; intorno, molti frammenti; a sinistra, resti di una cappella circolare del IX secolo. Uscendo dalla chiesa, si entra a sinistra nella portineria delle monache, che ha sulle pareti i resti di un curioso calendario liturgico del XIII secolo. Nel portico tra i due cortili, la Cappella di S. Silvestro, decorata da interessanti affreschi, ancora bizantini, della metà del XIII secolo: in alto, Cristo, con gli strumenti della passione, tra la Madonna e il Battista, gli Apostoli e due Angeli che ripiegano il firmamento e suonano tube; sotto, La Leggenda di Costantino e cioè, da sinistra, Costantino lebbroso conforta le donne, sogna Pietro e Paolo e invia messaggi al papa Silvestro solitario sul monte Soratte; il papa fa venerare all’imperatore le immagini degli apostoli e, col battesimo, lo guarisce dalla lebbra; quindi, ricevuti i suoi doni, è condotto dall’imperatore trionfalmente e quale sovrano in Roma. Sopra il grazioso fregio di foglie che corre sulle storie costantiniane, la volta ha una decorazione di stelle e croci, con nel mezzo cinque maioliche in croce, unico esempio di simile decorazione di soffitto.
Si riprende a scendere la via dei Ss. Quattro Coronati, si volta a destra nella via dei Querceti e si sbocca subito nella via S. Giovanni in Laterano (il cosiddetto stradone di S. Giovanni, percorso un tempo da cortei papali tra il Vaticano e il Laterano), all’altezza della piazza S. Clemente. Nella piazza a sinistra, la bassa facciata di S. Clemente, la più interessante e la meglio conservata tra le basiliche di Roma, eretta prima del 385 e dedicata a S. Clemente, il terzo Papa dopo S. Pietro. Si compone in due chiese sovrapposte, sorte sopra costruzioni romane, anch’esse di vari strati; la chiesa inferiore, già ricordata da S. Gerolamo, sede dei concili sotto i papi Zosimo (417) e Simmaco (499), fu restaurata nell’VIII e IX secolo e distrutta nell’invasione di Roberto il Guiscardo (1084). Nel 1108 Pasquale II edificava sulle sue rovine la chiesa superiore, rimaneggiata nel XVIII secolo da C. Stefano Fontana. La chiesa superiore costituisce il più completo esempio esistente di basilica cristiana. Sotto il piccolo protiro della facciata, sostenuto da quattro colonne ioniche (XII secolo), il portale bizantino del IX secolo, incorniciato di vimini intrecciati e a gigli (quasi sempre chiuso: ingresso laterale nella via S. Giovanni in Laterano), immette nel quadriportico (XII secolo), formato da antiche colonne ioniche. Al centro, una fontanella del secolo XVIII corrispondente al cantaro romano e al labrum cristiano, destinato alle abluzioni; agli angoli quattro palme; di fronte, il portale d’ingresso alla chiesa.