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Via XX SettembreBack
 
La via XXIV maggio sbocca in piazza del Quirinale, una delle più belle di Roma, cinta su tre lati da edifici e aperta a sinistra, come un aereo balcone sul panorama della città, dominato in fondo dalla Cupola di S. Pietro ma deturpato dalla giungla di antenne fissate sui terrazzi. La piazza copre la vetta del monte Quirinale (m 61), il più elevato dei sette colli classici, così detto o da un Tempio di Quirino o dalla città di Curi, donde, secondo la leggenda, mossero i Sabini di Tazio per venirsi a stabilire su questa altura. Oltre il Tempio di Quirino, vi sorgevano altri santuari, l’esatta ubicazione dei quali finora non è stata stabilita.
Al centro della piazza, sopra un alto piedistallo, le colossali (m. 5,60) statue dei Dioscuri (Castore e Polluce), rappresentati in piedi presso i loro cavalli; sono replica romana, di età imperiale, di un originale greco del V-VI secolo a.C.. I due gruppi trovati nelle vicinanze delle Terme di Costantino, furono qui affiancati da Sisto V; in quell’occasione fu rinnovata l’erronea iscrizione sulla base, con i nomi di Fidia e Prassitele, creduti nel medioevo due filosofi che avevano avuto questo monumento da Tiberio, di cui indovinavano il futuro. Sotto Pio VI i due gruppi furono spostati, con i cavalli divergenti verso il Quirinale, per far posto al sottile obelisco, tolto al Mausoleo di Augusto. Pio VII aggiunse la fontana, gran coppa di granito bigio, già abbeveratoio di buoi nel foro romano. Dal gruppo dei Dioscuri la contrada fu chiamata nel Medioevo "contrada Caballi", poi Monte Cavallo.
Chiude la piazza in alto il Palazzo del Quirinale, iniziato da Gregorio XIII nel 1574, su una villa del Cardinale Ippolito d’Este (il figlio del Duca Alfonso e di Lucrezia Borgia), per farne la residenza estiva dei papi. Vi lavorarono successivamente Flaminio Ponzio, il Mascherino, Domenico Fontana, Carlo Maderno, il Bernini e Ferdinando Fuga, e fu compiuto sotto Clemente XII (1730-1740), ma già nel 1582 Clemente VIII era andato ad abitarvi, e dopo di lui tutti i papi, fino al 1870. Da quell’anno esso divenne la Reggia d’Italia e dopo il 1947 la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica italiana.
Bassa facciata rinascimentale, di intonaco giallino, con finestre a timpano e ad architrave, preceduta, a sinistra, da uno spalto fortificato. A destra, sopra il gran portale del Bernini, la loggia sorretta da due svelte colonne e ornata dalle statue di S. Pietro (Stefano Maderno), di S. Paolo (Guglielmo Berthelot) e, in alto, della Vergine col Bambino (Pompeo Ferrucci). Sopra il cornicione, la sopraelevazione della "manica lunga".
Nell’interno il vasto cortile porticato, la torretta dell’orologio, la scala a chiocciola a colonne doriche binate e il giardino, sono su disegno del Mascherino. Sul grande scalone, il Cristo in Gloria tra gli Angeli, affresco di Melozzo da Forlì, già nell’abside dei Ss. Apostoli ; nella sala del Trono, affreschi di Giovanni Lanfranco e C. Saraceni; nella Cappella Paolina, stucchi di Martino Ferabosco; nella Cappella della Annunciata, l’Annunciazione di Guido Reni. Nelle altre sale, arazzi e altre opere d’arte.
Sul lato della piazza di rimpetto al palazzo, sorge il basso fabbricato settecentesco delle scuderie pontificie, costruito da Clemente XII (architetto Alessandro Specchi) e restaurato da Pio IX. Chiude a destra la piazza la fastosa facciata barocca, ornata da colonne, sculture a balaustre, del Palazzo della Consulta, eretto anch’esso da Clemente XII (architetto Ferdinando Fuga, 1734) per il Tribunale della Sacra Consulta, dopo il 1870 sede del Ministero italiano degli Esteri, quindi del Ministero dell’Africa Italiana, ora sede della Corte Costituzionale. Tra il Palazzo della Consulta ed il Quirinale ha inizio il rettilineo di 1500 metri (già al tempo dei papi via Pia), formato da via del Quirinale e poi da via XX settembre, prolungantesi fino a Porta Pia sulla cresta che il monte Quirinale spinge verso N.E., a guisa di spartiacque tra via del Tritone a sinistra e via Nazionale a destra. Dopo la Porta Pia il rettilineo prosegue ancora con il lunghissimo tratto urbano di via Nomentana, che scende dolcemente fino all’Aniene e al Monte Sacro.
Si percorre la via del Quirinale, che costeggia a sinistra il prolungamento del Palazzo del Quirinale, detto la manica lunga (m. 360) e terminante con il Palazzetto, a due ordini e spigoli bugnati (architetto Ferdinando Fuga), ove si trovano gli appartamenti del Presidente della Repubblica. A destra, un giardino pubblico col monumento equestre a Carlo Alberto (Raffaele Romanelli, 1900); poi il Palazzo il Palazzo dell’Amministrazione dei Beni Demaniali già di dotazione della Corona. Segue la Chiesa di S. Andrea al Quirinale eretta dal Bernini per il Cardinale Pamphily, nipote di Innocenzo X. Un pronao curvilineo a due colonne, non grande ma di grande spicco, precede la facciata barocca, a un solo ordine, ornata da lesene laterali. Più avanti a destra la Chiesa della SS. Trinità e di S. Carlo Borromeo, detta comunemente S. Carlo alle Quattro Fontane o S. Carlino. E’ la prima opera del Borromini (1640), ingegnosamente realizzata nelle dimensioni di uno dei pilastri della Cupola di S. Pietro. Facciata ondulata, a 2 ordini ornati da nicchie e colonne; portale e loggetta convessi. Dall’interno, ellittico, con cupola a favo, si passa a destra nel minuscolo chiostro, con portico a due ordini.
Si è giunti al quadrivio delle Quattro Fontane, con il famoso quadruplice sfondo di Porta Pia e dei tre obelischi del Quirinale, dell’Esquilino (con la facciata posteriore di S. Maria Maggiore) e della Trinità dei Monti. Agli angoli smussati del quadruvio, quattro fontane, con statue rappresentanti, secondo i più, da destra il Tevere, l’Arno o l’Aniene, la Fedeltà, la Forza. Il rettilineo prosegue con la via di XX settembre, dove, subito a destra è il barocco palazzo del Drago iniziato da Domenico Fontana all’inizio del XVII secolo, terminato da Alessandro Specchi, che innalzò, oltre il leggero cornicione, la torre belvedere. Segue il grande edificio del Ministero della Difesa (m. 160x120); dopo breve tratto si apre quindi, a destra, la piazza S. Bernardo resa pittoresca dal Fontanone dell’Acqua Felice e dalle tre chiese che vi sorgono. A destra di fronte all’imbocco di via Torino, la Chiesa di S. Susanna eretta nel 290, restaurata nel 796, rifatta nel 1475. L’Alta facciata barocca in travertino, di Carlo Maderno (1603), è una delle prime di questo tipo: a 2 ordini, ornata di colonne, nicchie e loggetta, chiusa ai lati da due lunghe volute e coronata in alto, sopra il frontone, da una bassa balaustra. Di fronte in basso la Chiesa di S. Bernardo alle Terme, ricavata alla fine del XVI secolo da una rotonda delle Terme di Diocleziano. In fondo alla piazza il Fontanone dell’Acqua Felice, prima mostra artistica di fontana sorta a Roma (1585-87), per opera di Domenico Fontana e volontà di Sisto V (Felice Peretti, da Felice deriva il nome dell’acqua). E’ alimentata da un acquedotto che deriva da Colonna nei Monti Albani (restaurata nel 1930). Sotto l’altissimo attico (iscrizione commemorativa) si aprono tre grandi nicchioni, divisi da colonnine: nei laterali, i bassorilievi di Gedone (Flaminio Vacca) e Aronne (G.B. Della Porta); al centro il colossale Mosè, di Prospero da Brescia (che sarebbe morto di dolore per le critiche mosse all’opera sgraziata). Dalla base dei nicchioni l’acqua sgorga a torrenti nelle vasche, ornate da quattro leoni egizi e cinte da una marmorea balaustra. A sinistra, al principio del secondo tratto di via XX settembre, sorge la Chiesa di S. Maria della Vittoria, di Carlo Maderno (1605). Del Soria è la piccola, armoniosa facciata barocca, a due ordini, con una breve scalinata, portale, finestra ad arco, frontone coronato da balaustra, due volute laterali ornate da aquile marmoree. La chiesa, dedicata prima a S. Paolo, ebbe il nuovo nome da un’immagine della Madonna, trovata tra i rifiuti del castello di Pilsen, e alla quale gli eserciti cattolici di Ferdinando II d’Asburgo attribuirono la vittoria su Praga protestante (1620). All’interno, tra le varie opere, degna di menzione in un edicola marmorea curvilinea S. Teresa trafitta dall’amor di Dio, celebre e discusso gruppo marmoreo del Bernini. In sagrestia vessilli della battaglia di Praga e bandiere turche donate dagli imperiali. Scendendo a sinistra per la via Antonio Salandra si trovano, sotto un portico a destra, avanzi di Mura Serviane. Segue via Piemonte e, dopo la chiesa di S. Camillo, opera moderna in stile romanico- ogivale (architetto Tullio Passarelli), si prenda a destra la via Sallustiana: si giungerà in piazza Sallustio, ove, al centro, sono grandi resti dei sontuosi Orti Sallustiani, creati dallo storico C. Crispo Sallustio con i proventi dei suoi governi d’Africa, e devastati dai Goti di Alarico (410).