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Da Corso Rinascimento si prende a sinistra via dei Canestrari (venendo da piazza S. Andrea della Valle) e si giunge in piazza Navona uno dei complessi barocchi più armoniosi e caratteristici di Roma, delimitata dagli edifici che sorsero sui resti dei Circo di Domiziano, del quale conserva la forma ellittica e le dimensioni (circa metri 240 x 65). La piazza è decorata, lungo la linea mediana, da tre fontane. A sinistra (con fronte alla chiesa di S. Agnese in Agone) è la fontana del Moro, di Giovanni Antonio Mari, su bozzetto del Bernini, così detta dall’etiope che, contorto nello sforzo, lotta, al centro, con un delfino; le statue intorno sono rifacimenti moderni, di L. Amici. Al centro, regina della piazza, è la grande Fontana dei Fiumi, una delle più belle opere del Bernini, che si conquistò con essa il favore e la protezione di Innocenzo X, dapprima a lui ostile. Nel mezzo di un vasto bacino si leva una scogliera scavata da grotte, donde escono ad abbeverarsi nella vasca (alimentata da 8 getti d’acqua) un leone ed un cavallo marino. Sulla scogliera siedono le personificazioni del Nilo, del Gange, del Danubio e del Rio della Plata, simboli delle quattro parti del mondo allora note. Le colossali statue sono opera rispettivamente di G. A. Fancelli, C. Adam, A. Raggi, F. Baratta. Sopra la cava scogliera, quasi a sfidare le leggi della statica, il Bernini innalzò arditamente un obelisco, imitazione romana del tempo di Domiziano, proveniente dal circo di Romolo. La tradizione attribuisce ai gesti delle statue dei fiumi, significati dettati dalla rivalità e inimicizia fra il Bernini ed il Borromini, autore dell’antistante chiesa di S. Agnese. Il Plata alza la mano per scongiurare la caduta della facciata della chiesa; il Nilo ha il capo velato (allusione alle sue sorgenti allora ignote) per non vedere gli errori nella costruzione borrominiana; a sua volta la statua di S. Agnese alla base del campanile di destra della chiesa, assicura con la mano sul petto che la facciata non cadrà. I borrominiani affermarono che l’obelisco sarebbe caduto ed ecco il Bernini assicurarlo con 4 spaghi. In fondo alla piazza a Nord, la Fontana del Nettuno in lotta con una piovra, al centro di due bacini, ornati da Nereidi e cavalli marini, opera di Antonio Della Bitta e Gregorio Zappalà (1878). A metà del lato ovest della piazza è la chiesa di S. Agnese in Agone eretta sul luogo ove, secondo la tradizione, S. Agnese fu esposta nuda alla gogna e fu ricoperta dai suoi capelli sciolti miracolosamente. L’attuale costruzione fu cominciata da C. Rainaldi sotto Innocenzo X e cmpiuta dal Borromini (1653-1657), cui si devono la concava facciata barocca, i due campanili laterali e l’alta cupola. L’interno del Rainaldi (1625-1650), a croce greca a braccia cortissime, è splendente di ori e di marmi. La cupola sorretta da otto colonne di cottanello, è affrescata da Ciro Ferri, Sebastiano Corbellini e, nei pennacchi, dal Baciccia. Alle pareti, 7 altari marmorei, decorati da grandi rilievi: (da destra), Morte di S. Alessio, di francesco Rossi; S. Agnese tra le fiamme, Martirio di S. Emerenziana, di Antonio Raggi; S. Sebastiano, statua antica, alla quale Paolo Campi cambiò la testa; S. Eustachio tra le belve, di Melchiorre Caffa di Malta e di Ercole Ferrata. Sopra l’ingresso, Sepolcro di Innocenzo X, di G. B. Maini. Nel sotterraneo: sale a volta con ruderi del Circo di Domiziano; pavimenti romani a mosaico; alle pareti, affreschi medioevali. All’Altare, Miracolo dei Capelli di S. Agnese, quadro marmoreo di Alessandro Algardi. A sinistra della chiesa il barocco palazzo Pamphily, di Girolamo Rainaldi (1650), donato da Innocenzo X Pamphily alla nipote Olimpia Maidalchini, antipaticamente nota come la Pimpaccia di piazza Navona o la olim Pia. Nella volta del salone interno, Fatti di Enea, affresco di Pietro da Cortona. L’attiguo lato breve della piazza (sud) è formato dalla parte posteriore del palazzo Braschi e dalla piccola facciata rinascimentale del palazzo Lancellotti, di Pirro Ligorio. Dirimpetto al palazzo, Nostra Signora del S. Cuore, già S. Giacomo degli Spagnoli, la prima chiesa eretta in Roma dopo il ritorno dei papi da Avignone. Fondata, su altra già esistente, dal vescovo sivigliano Alfonso Paradinas, in occasione del Giubileo del 1450, venne costruita in due tempi. La parte più antica è quella verso la Sapienza la bella facciata rinascimentale su piazza Navona è di Antonio da Sangallo il Grande, aiutato da Bastiano e Antonio Labacco. Abbandonata agli inizi del secolo scorso, nel 1879 fu riaperta al culto dai Missionari del S. Cuore e restaurata da L. Carimini.
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