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Fuori della Porta del Popolo si apre il vasto e movimentato piazzale Flaminio, sulla cui destra si trovano uno dei monumentali ingressi (architetto Luigi Canina) di Villa Borghese. Si imbocca di fronte la Via Flaminia, l’antica via romana aperta dal censore Gaio Flaminio (caduto poi, come console, alla battaglia del Trasimeno), che traversava, e tuttora attraversa, la penisola in direzione NE, raggiunge l’Adriatico a Fano e muore a Rimini, ai piedi dell’Arco di Augusto, ove inizia la via Emilia. A sinistra, la Via D. Azuni, che porta al ponte Matteotti, dell’architetto Antonelli, a 3 arcate (lungo 133 m e largo 20) al di là del ponte, il Quartiere Prati. Poi, Piazza della Marina con il vastissimo Palazzo della Difesa Marina (arch. Giulio Magni, 1928): facciata sul Lungotevere, ornata dalle ancore colossali della Viribus Unitis e della Tegethoff. Oltre il piazzale, al n. 120 della Via Flaminia, lapide in ricordo di Mariano Fortuny (1838-1874), pittore spagnolo molto in voga nella Roma di Pio IX. Più avanti, a destra, all’angolo di Via di Villa Giulia (che porta al Museo di Villa Giulia), la palazzina di Pio IV, attribuita a Pirro Ligorio, di sobrie forme rinascimentali: facciata chiusa e pesante in basso, alleggerita in alto da una fila di finestrette quadrate e da una loggia a colonnine. Fu donata da Pio IV al nipote cardinale Carlo Borromeo, che la lasciò alla sorella, nuora di Marc’Antonio Colonna; fu poi riservata ai cardinali e ai principi di nuova nomina, che di qui muovevano in cavalcata per il Vaticano. Sull’angolo destro, fontana pubblica di Giulio III, di Bartolomeo Ammannati. Si oltrepassa il viale delle Belle Arti, che scende dalla Valle Giulia e porta, a sinistra, al ponte del Risorgimento (arditissima opera di cemento armato ad un solo arco di 100 m di corda e 10 di saetta, largo 20 m). Sulla Via Flaminia, a destra, monumento commemorativo dei difensori della Repubblica romana, qui caduti nel 1849 « per fermare la marcia dei Francesi ». Più avanti, a destra, presso il viale Tiziano, che corre lungo il fianco scosceso dei Monti Parioli, il Tempietto di S. Andrea, eretto dal Vignola (1550 c.) per papa Giulio III, con sobria facciata a lesene e bassa cupola ellittica (aperto nelle prime ore del mattino). Sempre a destra, in fondo all’ampio viale dello Stadio, lo Stadio Flaminio, già Nazionale, in cemento armato, su disegno di Marcello Piacentini, modificato nel 1927; la fronte è ornata da statue, d’Amleto Cataldi; al campo di calcio, circondato da gradinate capaci di 30000 spettatori, sono annesse piscine, palestre, campi e piste d’atletica. Dal viale dello Stadio si stacca a destra l’ombroso Viale Parioli che percorre le alture dette Monti Parioli. Subito a destra, dietro una cancellata, i resti della basilica di S. Valentino, innalzata da papa Giulio I (337-352) sulla tomba del martire Valentino (III sec.), e la Catacomba di S. Valentino con interessanti pitture, tra cui una Madonna col Bambino e un Crocifisso (VII sec.); l’unico esistente nelle catacombe romane. Più avanti, a sinistra, l’ingresso al parco della Rimembranza disegnato da Raffaele De Vico, 1923-24. Il bellissimo parco che copre la collina di Villa Glori, dove rifulse l’eroismo dei fratelli Cairoli (1867), è piantato a cipressi, ulivi, olmi, querce, lauri, aceri, cedri, ippocastani, pini, ecc. Il viale principale incrocia il viale dei Settanta (i commilitoni dei Cairoli) e porta alla piattaforma dell’altare (pure del De Vico), alla colonna commemorativa dei caduti del 1867 e al tronco secco del mandorlo, che Enrico Cairoli bagnò col suo sangue. A 100 m verso E, il gruppo di querce dedicato ai Caduti Medaglie d’oro della guerra 1915-18. Dal mandorlo Il viale del Mandorlo porta verso N al Casale, ove si asserragliarono i commilitoni dei Cairoli dopo lo scontro. Dal parco, uno dei posti più sereni di Roma, bella vista sulla sottostante valle del Tevere. Ritornati nel viale Parioli, si devia subito a sinistra e si scende alla sorgente minerale dell’Acqua Acetosa, con il grazioso prospetto attribuito al Bernini (1661). Il viale Parioli, lasciando a destra la Via Bertoloni (in questa, le Catacombe di S. Ermete con vasta basilica sotterranea) continua fino a Piazza Ungheria, traversando il quartiere Parioli, uno dei più signorili di Roma. Si continua sulla Via Flaminia, lasciando a destra, subito dopo lo Stadio Flaminio, il viale dell’Ippodromo, che porta all’Ippodromo di Villa Glori. A sinistra, si stacca la Via Guido Reni ove, a destra, è la chiesa di Santa Croce (da non confondere con la Basilica di S. Croce in Gerusalemme), eretta in stile paleocristiano (architetto Aristide Leonori) da Pio X, nel 1600° anniversario dell’editto di Milano, concedente piena libertà religiosa ai cristiani, dopo la vittoria di Costantino a ponte Milvio. Bel campanile; facciata a getto, adorna di mosaici, del Biagetti. Nell’interno: mosaici, dello stesso; croce di bronzo dorato contenente una reliquia della S. Croce. Si arriva quindi (circa km 2,5 da Porta del Popolo) al Ponte Milvio o Molle, l’antico pons Milvius, costruito, o meglio ricostruito dal censore Marco Emilio Scauro alla fine del II secolo a.C., rimaneggiato nel XV secolo da Nicolò V, che aggiunse la torre di guardia, trasformata da Pio VII in arco di trionfo, su disegno del Valadier (1805); il ponte, fatto saltare da Garibaldi nel 1849 per ostacolare l’avanzata dei Francesi, fu restaurato nel 1850 da Pio IX. I quattro archi mediani sono ancora gli antichi. Le spallette del ponte sono ornate dalle statue barocche di S. Giovanni Nepomuceno e dell’Immacolata. Dal ponte, bella vista del fiume. Presso il Ponte Milvio ebbe termine (ott. 312) la celebre battaglia di Saxa Rubra (al km 13° di Via Flaminia), tra gli imperatori Costantino e Massenzio, battaglia che fondò la fortuna imperiale di Costantino e quindi il trionfo definitivo del Cristianesimo. Al di là del ponte, il piazzale Milvio, chiuso nel fondo dalla chiesa della Madre di Dio, ricostruzione di Cesare Bazzani (1933).
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